Vilas for the backhand smash. He created that (and also the gran willy)
Vilas IMHO was the inventor of the gran willy but I do not think of bh overhead.
Vilas e la 'Gran Willy'
"Così nacque il colpo magico''
E' la giocata più spettacolare del tennis: tornata alla ribalta con Roger Federer e Francesca Schiavone. Ma fu Guillermo Vilas l'inventore. Ispirandosi al polo argentino creò "La Gran Willy". Il campione argentino degli anni Settanta svela il suo segreto
di GIOVANNI MARINO
Francesca Schiavone ne è convinta: con quel colpo ha cambiato l'inerzia del match contro Melaine Oudin nella finale di Federation Cup vinta dall'Italia sugli Usa. Roger Federer ne sta facendo un (altro) marchio di fabbrica: nel 2009 tra gli Us open e l'incontro di Davis contro l'Italia si è esibito due volte, vittime Novak Djokovic e il nostro Potito Starace. Qualche stagione addietro, Yannick Noah se ne era quasi impadronito, tante volte lo eseguiva, quel colpo. Ma c'è una verità da ristabilire nel mondo del tennis: è Guillermo Vilas l'inventore della giocata più fantasiosa, divertente e spettacolare del tennis. Che ha persino un nome, quasi un copyright: "La Gran Willy". Notissima in Sudamerica, dove Guillermo è una leggenda della racchetta; meno in Europa, dove invece si tende ad attribuire quella magia di volta in volta all'ultimo autore che la esegue. Ma la "Gran Willy" ha una storia, particolare e di rilievo nel mondo sportivo come quella del suo inventore. Innanzitutto parliamo della tecnica: è una giocata difensiva che può trasformarsi in offensiva se il tuo avversario non ha sufficiente capacità di reazione. Insomma, se non se l'aspetta. Si tratta di colpire con le spalle alla rete, mentre si rincorre un pallonetto, allargando le gambe in movimento e dando una frustata col polso in modo che la racchetta riesca a sfruttare quello spazio residuo. Il tutto, ironie a parte, senza cadere o, peggio, colpirsi in parti delicatissime. Oppure ancora, rimediare fantozziane figure davanti al pubblico. Giocata con maestria, può trasformarsi in un micidiale passing-shot. Ma certamente resta il colpo della disperazione, un po' come se il tennista fosse spalle al muro; l'ultima possibilità, l'extrema ratio per raddrizzare un punto su cui nessuno ormai scommetterebbe un euro su di te. Occorrono, nell'ordine: rapidità, occhio, coordinazione e grandissima personalità. E tutto questo assieme.
ISPIRATO DA POLO E... WHISKY - Per quanto possa sembrare bizzarro, Guillermo Vilas, il più grande tennista del Sudamerica a cui soltanto un cavilloso sistema della classifica Atp ha negato nel 1977 il numero uno al mondo (gli diedero il 2...), escogitò questo gioco di prestigio prendendo spunto da tutt'altro sport: il polo argentino. Fu osservando quello che faceva Juan Carlos Harriott, ritenuto un fuoriclasse della specialità, che mise a punto "La Gran Willy". Guillermo, detto il poeta perché nel (poco) tempo libero dagli estenuanti allenamenti amava scrivere versi (si è poi dilettato anche nella musica), ha spiegato di essere rimasto fulminato da uno spot pubblicitario del whisky argentino Old Smuggler. La clip mostrava il campione del polo Harriott colpire esattamente tra le gambe del cavallo. Così l'ha raccontata il tennista argentino che si è aggiudicato 4 Slam (Roland Garros, Forest Hills e una doppietta in Australia), un Master per un totale di 62 titoli (in Italia ha vinto Roma su Noah dopo aver perso due finali con Adriano Panatta e Vitas Gerulaitis; e ha trionfato nello scomparso torneo di Palermo prevalendo su Paul McNamee e in quello di Milano, altra competizione desaparecida, sconfiggendo Jimmy Connors): "L'idea mi venne osservando quella pubblicità con Harriott che tirava una botta da sotto le zampe del cavallo; ovviamente non con la racchetta ma con il bastone del polo; semplicemente, mi sembrò una cosa fantastica e l'applicai al mio tennis".
L'ESORDIO DELL'INVENZIONE - Vilas ha sempre lavorato molto sul campo. Sin da piccolo. Costruendosi un fisico da fitghter, forte e resistente, e dei colpi, all'epoca, primi anni Settanta, particolari. Mancino, mentre ancora molti colpivano piatto o quasi, giocava un top spin esasperato di dritto e rovescio (rigidamente a una mano, il suo colpo più bello e sicuro), pallonetti arrotatissimi che volavano in cielo per ricadere nei pressi delle righe, un passante perentorio. Poteva stare in campo cinque set fresco come una rosa.
E deve avere pensato che la "Gran Willy" potesse essere un'arma in più: così, pazientemente, l'ha messa a punto. Mostrandola per la prima volta nel 1974 durante un match d'esibizione contro il francese Wanar N'Godrella, che rimase sorpreso almeno quanto il pubblico ammirato; il suo pubblico di Buenos Aires, il club Obras Sanitarias. Allora Vilas ci riprovò in un incontro ufficiale, un anno dopo, contro un altro campione mancino come lui, lo spagnolo Manolo Orantes. Era agosto e si giocava sulla terra grigia americana di Indianapolis. Contrariamente a quanto si possa pensare, nonostante in Sudamerica dire "Gran Willy" equivalga direttamente a citare Guillermo Vilas, il giocatore argentino non abusò mai di questo colpo. Lo eseguì, in gare ufficiali, non più di dieci volte. Per lo più, con successo.
LE LEZIONI DEL PROF GUILLERMO - Considerato un idolo in Argentina da tutti i fan del tennis, Guillermo ha fatto scuola con la sua "Gran Willy": oggi non c'è ragazzino sudamericano con un minimo di talento che non provi a giocarla. E lui, uno dei fuoriclasse di ogni tempo sulla terra rossa, di frequente, sale sulla cattedra, il campo da gioco, e da "professore" si esibisce ancora con una naturalezza incredibile nel difficile colpo. Gira per il paese tutto vestito di nero (Adriano Panatta, suo ex rivale e grande amico, ci scherza affettuosamente su: "Ma che è successo a Guillermo? Sembra un pirata, sembra...") con un cappello scuro a falde larghe o un baschetto dello sponsor tecnico "Topper" (sì, è ancora conteso dagli sponsor), per tenere seguitissime lezioni pubbliche di tennis. Dispensando tecniche e segreti via microfono. Guillermo spiega così quella magia, tra il serio e il faceto, alle giovani generazioni che pendono dalle sue labbra. "Vedete chicos, è un po' una pazzia giocare la Willy, ma talvolta può essere utile e divertente. La prima volta che la tentai accadde che la pallina, dopo avermi sorpassato, picchiò su qualcosa, forse una piccola pietra e per me non ci fu modo di affiancarmi e colpire di dritto o rovescio. In un attimo dovetti scegliere: l'avevo esattamente davanti, così pensai al polo e nacque la Gran Willy. Certo, può essere un po' pericolosa per los hombres... ma via, ci si può specializzare e giocarla su ogni terreno, basta accompagnarla con un piegamento delle gambe e un movimento deciso del polso". E mentre parla si fa passare una pallina sopra la testa, poi la raggiunge e la colpisce. Quasi fosse la cosa più facile al mondo. E lo fa due, tre, cinque volte di seguito. Ma attenti, non imitatelo a cuor leggero. Quello è Vilas, un tennista che a cavallo tra gli anni Settanta e la fine degli Ottanta, ha vinto qualcosa come 923 matches del circuito Atp. L'autore della seconda striscia di successi sulla terra rossa - 53 partite vinte consecutivamente - record battuto soltanto molti anni dopo da un tipo chiamato Rafael Nadal. Per le generazioni giovani che forse non lo conoscono bene, quel signore in nero, invitato da molti a tenere autentiche lectio magistralis della racchetta, a Buenos Aires è conosciuto come "Willy el Maestro". Il Maestro del tennis sudamericano.
g.marino@repubblica.it
(
03 marzo 2010)